I sistemi autonomi sono in crescita, con un’intensa attività di ricerca e sviluppo in particolare nel settore automobilistico. Ma i sistemi autonomi sono davvero solo uno sviluppo degli ultimi anni e come si possono classificare le varie fasi di sviluppo in modo significativo? Questo articolo risponde a queste domande.
Le origini dei sistemi autonomi
La storia dei sistemi autonomi è un affascinante viaggio nel tempo, che inizia con semplici dispositivi meccanici e arriva fino ai sistemi di intelligenza artificiale altamente complessi di oggi. I primi passi verso l’autonomia vennero fatti già nel XVIII secolo con invenzioni come il «Turco» meccanico, una macchina che si supponeva fosse in grado di giocare a scacchi. Anche se si trattava di un imbroglio, questa idea gettò le basi per lo sviluppo di veri sistemi autonomi.
Con l’avvento dell’era informatica, scienziati e ingegneri iniziarono a sviluppare macchine in grado di svolgere compiti autonomamente. Una pietra miliare è stata l’introduzione sul mercato del primo robot programmabile, Unimate, impiegato nell’industria automobilistica negli anni Sessanta e in grado di svolgere mansioni semplici e ripetitive.
In generale, l’industria automobilistica ha riconosciuto presto i vantaggi dei sistemi autonomi. Nella fase iniziale dello sviluppo automobilistico, le auto erano semplici macchine comandate dall’uomo. Tuttavia, con l’avvento dei primi sistemi di assistenza alla guida come lo stabilizzatore di velocità negli anni Cinquanta iniziò l’era dell’autonomia. Questi sistemi erano solo rudimentali, ma gettavano le basi per le complesse tecnologie autonome di oggi.
Il presente: i sistemi autonomi odierni
Nel XXI secolo i sistemi autonomi sono onnipresenti e vanno dai robot aspirapolvere nelle abitazioni alle auto a guida autonoma sulle nostre strade. Questi sistemi utilizzano sensori e algoritmi avanzati per comprendere l’ambiente circostante e prendere decisioni. Un esempio importante è il Mars Rover della NASA, che esplora autonomamente la superficie di Marte raccogliendo dati preziosi.
Ma non c’è bisogno di guardare fino a Marte per vedere quanti compiti i sistemi autonomi svolgono già. Non esiste un veicolo moderno che arrivi sul mercato senza assistente di parcheggio, assistente per il mantenimento della corsia o stabilizzatore di velocità adattivo, che aumentano notevolmente la sicurezza e il comfort delle e dei conducenti. Queste funzioni non sono ancora considerate come sistemi completamente autonomi, ma rientrano nel livello uno dei cinque con cui vengono classificati i sistemi di guida autonoma.
Classificazione dei sistemi di guida autonoma nel settore automobilistico
Alla guida assistita (livello 1) segue l’automazione parziale (livello 2), la quale combina diversi sistemi che consentono al veicolo, in determinate circostanze, di mantenere la corsia, accelerare o frenare autonomamente senza dover mettere le mani sul volante. Un esempio di sistema di assistenza di secondo livello è il Travel Assist IQ.DRIVE di Volkswagen. Per motivi di sicurezza, il conducente deve tenere costantemente sotto controllo il traffico e risponde personalmente in caso di incidente.
Il terzo livello della guida autonoma è in gran parte ancora un’utopia, anche se presso molti costruttori lo sviluppo delle possibilità tecniche è già in fase avanzata. Nella cosiddetta guida ad automazione condizionata, in parte il veicolo viaggia autonomamente ed è in grado di sterzare da sé. L’algoritmo può quindi assumere la responsabilità di guida per un periodo di tempo limitato, ma il conducente deve essere in grado di riprendere il controllo nel giro di pochi secondi.
Il quarto livello, la guida ad automazione elevata, si avvicina molto alla vera autonomia. Il veicolo è già in grado di muoversi in modo completamente autonomo e persino di parcheggiare autonomamente. Il conducente diventa per lo più un passeggero, ma ha ancora la possibilità di prendere il volante per intervenire nel traffico stradale in caso di emergenza.
Il coronamento, ovvero la guida autonoma del tutto priva di intervento umano, si trova solo al livello cinque. Non ci sono più conducenti, ma solo passeggeri, per i quali non è necessario essere in grado di guidare. Anche se per motivi tecnologici e legali non esiste ancora un veicolo a guida autonoma sul mercato, già oggi si sta svolgendo un’intensa ricerca sulla mobilità del futuro. MOIA, un’azienda indipendente sotto l’egida del gruppo Volkswagen, si è distinta come particolarmente innovativa. La sua missione: il ride-pooling autonomo. Grazie a veicoli a guida completamente autonoma e a sofisticati algoritmi, i van MOIA saranno in grado di muoversi nel traffico stradale e trasportare passeggeri in totale autonomia. Il software calcola il modo migliore per portare tutti i passeggeri alle loro destinazioni nel modo più efficiente possibile. Altre informazioni e fatti interessanti sulla vision di MOIA sono disponibili su questo sito web in tedesco: Guida autonoma per la città: la nostra missione | MOIA.
Questioni etiche
I sistemi autonomi sollevano una serie di questioni etiche derivanti dal loro potenziale impatto sulla società. Una delle domande fondamentali riguarda la responsabilità: chi è responsabile delle azioni delle macchine autonome? A ciò è strettamente collegata la questione del processo decisionale in situazioni di conflitto, in particolare il modo in cui i sistemi autonomi dovrebbero essere programmati per affrontare i dilemmi morali. In particolare per i veicoli a guida autonoma di livello 3 e superiore, tali questioni giuridiche e morali devono essere risolte, in quanto la responsabilità delle azioni nella circolazione stradale è parzialmente o totalmente affidata ad un algoritmo. A rivestire un ruolo importante è soprattutto la questione della responsabilità, perché in caso di incidente non è chiaro chi debba farsene carico: il passeggero, il costruttore del veicolo, l’ideatore dell’algoritmo? Fino a quando la questione non sarà risolta in via definitiva non sarà possibile omologare veicoli completamente autonomi per la circolazione stradale.
Un altro tema importante è la protezione dei dati, poiché i sistemi autonomi spesso raccolgono ed elaborano grandi quantità di dati, il che solleva preoccupazioni in materia di privacy e uso improprio. Una corretta gestione di tali dati è pertanto di fondamentale importanza. E come garantire che questi sistemi non siano discriminatori o poco obiettivi, soprattutto se si basano su algoritmi che potrebbero essere influenzati da pregiudizi umani?
Queste e molte altre domande sono oggetto del dibattito in corso sulle implicazioni etiche dei sistemi autonomi, un dibattito che sarà decisivo nel plasmare la nostra futura coesistenza con queste tecnologie avanzate.